venerdì 13 agosto 2010

Casa mia, casa mia per variopinta che tu sia...


Nelle toccate e fuga che hanno caratterizzato il mio spirito vacanziero di quest'anno, ho avuto modo di imbattermi in un paesino che ha messo a dura prova la mia fiducia nella sensibilità estetica degli indigeni.
Celerò fino alla morte il nome, vi basti sapere che si tratta di un piccolo paesino di circa 3mila anime arroccato sull'appennino, posto a dominio di una splendida vallata. Posto incantevole, davvero. Peccato che una buona fetta della popolazione locale, al momento di scegliere il colore col quale decorare la propria abitazione, sia stata colta da un raptus di follia.
Probabilmente lucida, ma pur sempre follia. Qualcosa a metà strada tra un bambino iperattivo a cui sia stato regalato un intero cofanetto di Faber Castell e un gruppo di fauvisti in preda a qualche acido.
Si ha sempre l'idea, figurandosi queste amene località, di andare incontro a luoghi in cui il tempo si sia, non dico fermato, ma almeno preso una pausa. Illusione! Non solo il logorio della vita moderna è arrivato anche qui, ma sembra proprio averli colti in pieno (...viso e contromano!).
In realtà qualche piccolo dubbio sull'esattezza della nostra scelta ha iniziato a farsi largo già alle primi pendici, nel momento in cui ci siamo trovati davanti le prime casupole costituenti il borgo.
Una su tutte ha scatenato in noi sinistri presagi. Semplice villetta, giardino curato e gentile, deliziose finestre ornate da fiori ma... rossa. Rossa! Non un discreto granata, un anonimo terracotta o un delicato corallo, no rosso!
Ora, parafrasando un vecchio motto mi si potrebbe obiettare che "la casa è mia e me la coloro io!" Benissimo. Sarebbe però pure carino pensare a chi, con ancora negli occhi la calma del verde incontaminato d'intorno, girato l'angolo si ritrova catapultato nei sogni più nascosti di sua eccellenza il Conte Vlad! Insomma, ogni buon cromoterapeuta potrà certificarvi che non son scherzi da fare!
Stemperato il tutto con una sonora risata e una disquisizione sulle evidenti nostalgie politiche degli occupanti la magione, un pò meno serenamente abbiamo continuato il nostro itinerario.
Le cose hanno iniziato a complicarsi quando si è stagliata davanti ai nostri teneri e ancora increduli occhi una seconda casetta. Un pò più grande della prima, ma con un colore altrettanto imbarazzante. Azzurro. Non un dolce celeste, un tenue polvere o un canna da zucchero! No, azzurro acceso. Roba da far impallidire la tutina del Supertelegattone (miaooo!).
Preso atto che gli inquilini sembravano momentaneamente assenti, probabilmente impegnati nella ricerca di puffbacche, abbiamo proseguito, pronti ormai al peggio. Ovviamente, non si è fatto attendere.
Ora, non voglio tirarvela per le lunghe. Vi basti sapere che nell'ordine abbiamo incontrato:

  • una palazzina a due piani, graziosa e color lampone.
  • una villetta con un grazioso porticato giallo acido.
  • una casina piccola e arancione
  • palazzotto datato e decisamente indaco (elettrico)
  • casetta fiorita e verde mela, acerba.
Alla fine dell'escursione, dopo aver lautamente pranzato e adeguatamente bevuto il commento però è stato unanime. Avanguardisti di *****: avete tutta la nostra stima. Respect!

mercoledì 11 agosto 2010

Elegantemente golf...


Il golf, sport dalle controverse origini (se ne contendono la partenità gli scozzesi e gli olandesi...), dall'etimologia ancora incerta ma dall'indiscutibile eleganza, non trovate?
Da acerrima nemica di ogni attività che preveda il movimento delle mie terga per più di 15 minuti, ho sempre trovato deliziosa l'idea di essere scarrozzata da quelle adorabili macchinine bianche, così in contrasto con lo sconfinato verde tutto intorno.
L'idea di uno sport che non preveda mie eccessive stillate di sudore, l'etichetta rigida e precisa votata al pieno rispetto dell'avversario (pare ci si debba premurare di non proiettare ombre e di non rientrare nel campo visivo avversario), la presenza di un simpatico omino addetto al trasporto della sacca per non affaticare le mie gentili membra hanno contribuito a fare del golf (nella mia pigra testolina, ovviamente) lo sport ideale.
Vogliamo tralasciare il dress code? Discrete polo, fantasie garbate, colori tenui, adorabili cappellini... insomma, in poche parole: l'Eleganza.
Qualcosa però è intervenuto a guastare l'idilliaca immagine fermamente ancorata nelle mie fantasie. Non essendo per natura egoista, ho pensato di dividere col resto del mondo i motivi della mia disillusione (e che ci devo restar male solo io??).
Signore e signori, ecco come il cattivo gusto fa a brandelli l'ultimo baluardo della raffinatezza...




Non vi basta? D'accordo...



Ed ora, vi ho convinto? Très Chic, nevvero?

mercoledì 21 aprile 2010

Forse provengo da Marte

Io ho un vivido ricordo di mia nonna. Nella mia testa ho l'immagine di lei, quando ormai l'età e gli acciacchi le impedivano di uscire, seduta alla finestra; l'occhio sempre attento alla vita che brulicava fuori. Non saprei dire con che animo si accostasse a quell'attività, (incuriosito? indagatore? impiccione? Non so.) nè se questo passatempo le fosse realmente gradito, fatto sta che era un suo impegno quotidiano. Detto questo, si sa, la mela non cade mai molto lontano dall'albero ed infatti... oltre ad averne ereditato il nome, forse per una specie di imprinting, ho avuto in dono anche questa abitudine: osservare.
Ora, le cose sono un pò cambiate da quando lo faceva mia nonna, i punti di osservazione si sono allargati a dismisura, moltiplicandosi e assumendo nuove forme, anche molto lontane da quella finestra che alla fin fine abbracciava solo uno spezzone di corso...
Inutile negare che uno dei luoghi in cui oggi è facile farsi un'idea della variegata fauna che popola l'intero globo terracqueo è facebook (con risultati, ammettiamolo, a volte decisamente sconfortanti).
Tra la marea di inutili link che, almeno una volta al giorno, ritrovo puntualmente pubblicati da alcuni amici, oggi ha attirato la mia attenzione questo: ≈ 14 piccole cose che un rαgαzzo non sa♥ (la veste grafica non è la mia, sia chiaro, me ne dissocio)
Dopo aver letto questi 14 incredibili e interessantissimi spunti, sono stata assalita da atroci dubbi.
Escludendo l'intero genere maschile dalla conoscenza di queste cose, si dà per scontato che il genere femminile invece ne sia ampiamente al corrente, allora... perchè io no?? Cosa c'è che non va in me? Perchè nessuna amica si è mai presa la briga di indottrinarmi sul giusto comportamento da tenere? Estremamente destabilizzante, credetemi.
A questo punto, analizzerei con voi il suddetto vademecum per capire fino in fondo quali siano stati gli errori che, fino ad oggi, mi hanno esclusa dal misterioso universo della mente femminile:

1: Unα rαgαzzα fα l'offesα solo per poter essere coccolαtα :D (ok, sembra facile: offesa= voglia di coccole, ce la posso fare!)

2: Non fαrlα mαi ingelosire αpposta.Lα feriresti solαmente.. (ah, devo sentirmi ferita, non pensare che lui sia un idiota, accidenti...)

3: Si sciolgono quando sono chiamate "bimba", "piccola", "cucciola" ecc.. (anche se la donna in questione supera i 40??)

4: Quando iniziαnσ α pensαre nσn le fermα più nessuno (quindi qualcuna pensa... interessante, davvero...)

5: Se ti dice che ha freddo, è solo per farsi abbracciare. (allora le mie mani viola sono il segnale che desidero un abbraccio, non un principio di congelamento. Ok, chiaro.)

6: Ci rimαne mαle αиcнe per le piccσle cσѕe; αlle quαli tu иσи dαreѕтi iмpσrtαиzα. (quindi, per favore, una volta per tutte: la tavoletta va lasciata giù!!!)

7: Dαlle lα tuα felpα e lα fαrαi lα rαgαzzα più felice del mondo *-* (anche se poi mi chiede di lavargliela??)

8: Si ricordαno di ogni singolo momento vostro. E si αspettαnσ che vi ricσrdiαte tutto αnche vσi. (come gli elefanti, insomma...)

9: Molto spesso se ti insulta, lo fa perchè è pazza di TE (oddio... più insulti=più amore, ma allora è vero che Berlusconi è il più amato qui in Italia!)

10: Se non si fa sentire è perchè vuole che sia tu a farlo. (ok, qui funziona come un referendum abrogativo)

11: Vσrrebberσ tσrnare bambine ! (vorrebbero? a giudicare dalle cose che leggo -o da come si conciano-, qualcuna c'è già riuscita alla grande! Brave!)

12: Spessσ sσnσ più pervertite di un rαgαzzσ! (e allora perchè sembrano sempre Madonne tirate giù da qualche edicola??)

13: Hαnno il potere di cαmbiαre umore in pochi secondi. (ah, è un potere, non schizofrenia...)

14: Non fanno quasi mai il primo passo. Leviamo il quasi. ;) (mi sembra giusto, almeno una parvenza di orgoglio virile bisognerà lasciarvela...)

Su, ammettetelo, non sembro già più appetibile ai vostri occhi??

lunedì 5 aprile 2010

Santa pazienza, vieni a me!

Sì, lo so. Giuro, ne sono consapevole. La tavola di Pasqua non è il luogo ideale per affrontare discorsi sui grandi interrogativi che l'uomo, dalla notte dei tempi, pone a se stesso e/o ad una fantomatica Entità superiore. Però, concedetemi almeno questo, un contegno bisogna pur darselo. Almeno fino a quando gli ettolitri di vino non prendono pieno possesso di ogni vaso linfatico presente nel vostro corpo. Vedo annuire. Bene, qualcuno è d'accordo.
Dunque, ricevo l'invito a trascorrere la Pasqua in campagna: nugolo di persone (con alcune, pur conoscendole da anni, ho a malapena scambiato un cenno di saluto e un augurio di serene festività), confusione, attese interminabili e costante sensazione di inquietudine di fondo.
Questa volta, non mi è stato proprio possibile declinare e quindi, armata di sorriso e accompagnata da fedele cagnolino, faccio il mio ingresso in quella rustica cornice.
Per qualche incomprensibile motivo, forse rintracciabile negli studi condotti da Darwin sull'evoluzionismo, finiamo sempre col disporci a tavola secondo rigidi quanto elementari schemi: le donne da un lato i maschi dall'altro.
Memore di altri convivi con le stesse persone, in un attimo di preveggenza (o in un semplice slancio di autoconservazione), ho l'istinto di rompere questa vetusta e consolidata abitudine e porre la mia seggiolina nel reparto maschile. Qualcosa nel mio piano però deve aver vacillato, perchè qualcuna, letta forse nei miei occhi la blasfema intenzione, mi riporta all'ordine con un cinguettante: "Tu siedi accanto a me, vero?". Un sorriso colpevole ed un lieve cenno del capo firmano in quell'istante la mia condanna.
Prendo posto accanto all'adorabile fringuello che ha posto fine ai miei disegni eversivi ed il pranzo ha inizio.
Ora, solo la mia mente contorta e poco reattiva ha ben chiaro che in queste occasioni si mangia? Cioè, sono davvero l'unica che se viene invitata ad un pranzo si aspetta effettivamente di mangiare? In quella circostanza, a quanto pare, sì.
Appena il primo piatto fa la sua comparsa, nel gineceo ha inizio un'incessante e fastidiosa sequela di "Oddio, è troppo! Non riuscirò mai a finirlo tutto" oppure "No aspetta, dividiamolo." ma anche "Ed io cosa ci faccio con tutta questa pasta?".
Tralasciando volutamente la più sentita delle risposte a quest'ultimo interrogativo, ho dato un'occhiata a quello che mi veniva messo davanti: fusilli al sugo. Un normalissimo, banalissimo piatto di fusilli. Badate bene: un piatto. Non un calderone o una pignatta. Un piatto e non certo pieno fino all'orlo.
Alzo il mio sguardo perplesso sulla fauna femminea che mi circonda e, assumendo l'aria interrogativa di Bambi alle prese con le sue zampette malferme sul ghiaccio, inizio a guardarmi intorno alla ricerca di un minimo segnale di meningi funzionanti. Nel far questo i miei occhi incrociano quelli di un'altra ragazza, anche lei evidentemente attonita di fronte a questo spettacolo francamente desolante. Ci sorridiamo, alzando un sopracciglio in segno di intesa. Meno male, non sono sola!
Volgendomi ulteriormente do un'occhiata al settore maschile dove qualcuno, evidentemente ignaro dello psicodramma in atto alle mie latitudini, sta già alzando il piatto in aria cercando il bis. Sono sicura che John Gray abbia preso spunti anche da uno di questi pranzi per i suoi lavori.
Ritorno quindi al mio simpatico piatto, prendo la forchetta ed inizio a gustare quanto mi è stato servito. Al terzo boccone, le mie orecchie iniziano a percepire parole che dovrebbero essere bandite da ogni occasione mangereccia: dieta e chili.
Concentrandomi ancora di più sulla mia pietanza, evitando accuratamente di alzare lo sguardo ( non sia mai venga interpretato come un invito a proseguire l'interessante discussione), cerco di assaporare senza lasciarmi distrarre da quel chiacchiericcio. Fatica inutile. L'argomento ha preso piede, ormai non c'è più scampo...
Rassegnata, ma ostinata a non lasciarmi trascinare in questa conversazione dedico tutta la mia attenzione al manicaretto (che sinceramente, detto tra noi, mi sembrava ben felice di attendere al compito che gli era stato assegnato: essere mangiato da me), tendo l'orecchio all'ascolto del seminario che ha preso il via intorno a me.
Infatti, messa da parte con sdegno la vivanda, si è aperto un dibattito sulle rispettive abitudini alimentari, sui modi per capire quando effettivamente si è fuori forma, sul giusto rapporto tra altezza e peso fino ad arrivare ad una simultanea esposizione di avambracci per testare la tonicità della parte presa in esame. Insomma, roba da National Geographic ( o da ricovero coatto. Fate voi, io non voglio influenzarvi).
A quanto pare, sono diverse le strategie che è possibile mettere in atto nella vita quotidiana per evitare di accumulare peso, alcune già lungamente conosciute: ridurre le porzioni, fare movimento, bere molto prima dei pasti, non sedersi mai completamente affamati e via dicendo.
Quella che mi ha lasciata un pò basita è invece la soluzione adottata da una delle presenti: la donzella in questione, affermava infatti che per evitare di mangiar troppo, si limitava a comprare solo alimenti che non erano di suo gusto. No, dico, si può arrivare a tanto?? Ma neanche la Santa Inquisizione annoverava la cosa tra le tecniche di tortura consentite!
A questa affermazione non ho potuto non alzare lo sguardo verso colei che l'aveva esternata (anche perchè, lo ammetto, avevo ormai terminato la mia porzione). Errore!!
La fanciulla in questione, del peso di circa 50 kg, proprio in quel momento stava per lanciarsi in una delle frasi destinate a restare negli annali dell'idiozia: "Io, per esempio, sono ingrassata troppo, dovrei perdere almeno 7 o 8 kg!!"
A quel punto mi sono trovata di fronte ad un bivio. Ardua era la decisione. Far notare a tutte le presenti che, a parte il fuscello parlante, nessuna di loro mi sembrava sull'orlo dell'anoressia e che quindi, in fondo in fondo, seppur nell'angolo più remoto delle loro casette qualcosa ogni giorno la ingurgitavano ( e non sempre in porzioni da cardellino), esponendomi però a sguardi di disapprovazione e a qualche luccicone o alzarmi e lasciare che beatamente proseguissero in quel vortice di pochezza e vacuità? Ho optato per la seconda soluzione. Fingendo (?) un'irrefrenabile voglia di sigaretta mi sono alzata per recarmi fuori a fumare. Rintracciato il mio cagnolino, che intanto se la spassava tranquillo, mi sono goduta le sue coccole prima di tornare dentro.
Inutile dire che, una volta rientrata e constatato che l'argomento non era cambiato di una virgola, fingendo interesse per i pezzi d'agnello capitati nel versante maschile ho preso la mia sedia e mi sono trasferita lì. Non prima di aver lanciato un'occhiata complice all'altra sventurata che lesta ha seguito il mio esempio.
Che dire, mi è toccato sorridere a qualche battuta decisamente idiota, ma volete mettere la soddisfazione di poter addentare un pezzo di uovo al cioccolato senza sentirmi ricordare che il maledetto, nel giro di poche ore, farà la sua ricomparsa sul mio fondoschiena??

giovedì 1 aprile 2010

E se...


E se... e se ricominciassi??